Translate

mercoledì 5 settembre 2012

Test di ammissione

Mentre ero in macchina, ieri mattina, la radio mi ha ricordato l'appuntamento con i test di ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Al solito, i vari inviati intervistavano gli studenti al termine delle prove, raccogliendo un comune commento: le domande erano difficili.
Su questo aspetto mi viene subito da dire che, mentre esistono esami più o meno impegnativi da preparare, non esistono domande facili o domande difficili, ma solo risposte che si è in grado di dare e risposte che si ignorano.
Questo, però, se ci limitiamo agli argomenti come biologia, chimica, fisica e matematica, visto che esistono appositi testi su cui prepararsi.
Ma quello che mi fa imbufalire da anni sono le famose domande di "cultura generale". Se capisco il senso di quelle di logica, qualcuno mi deve spiegare cosa cavolo c'entra la cultura generale con l'ammissione ad una facoltà come Medicina e Chirurgia!
Forse sapere chi ha scritto La Gerusalemme liberata rende un medico più bravo di uno che non lo sa, ma che magari conosce alla perfezione il cinese?


Per curiosità sono andato a vedere i test di ammissione degli ultimi anni. Tralascio quelli meno recenti (nel 2000 si trovavano domande sugli Annales di Tacito e su Vico), per soffermarmi sul test del 2008, in cui si trovavano domande su:
  • chi ha scritto il De Bello Gallico
  • l'origine della tragedia nel teatro greco
  • l'estensione delle conquiste di Alessandro Magno
  • i Promessi Sposi
  • i fattori che determinano l'importo della bolletta elettrica
  • l'ubicazione del lago Trasimeno
  • l'autore di Dubliners (nel testo riportato all'italiana con Gente di Dublino).

Allora, possiamo dire che, soprattutto dopo 5 anni di liceo, non conoscere la risposta alla maggior parte di queste domande ti può identificare come capra (se volete come "capra, capra, capra", alla Sgarbi), ma continuo a pensare che per capire chi può avere diritto ad essere ammesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia tutto ciò sia perfettamente inutile. Non sarebbe più opportuno lasciare spazio ad altre domande relative al programma di esame o alla logica?

Capiamoci: bisogna capire la differenza tra le nozioni e la cultura, perché la cultura non è quella che ci insegnano sui banchi di scuola ma quella che ci creiamo tramite i nostri interessi e può avere mille sfaccettature. Penso di non essere l'unico ad avere avuto tra i compagni di liceo il classico ragazzo sempre a lottare per un 6 nelle varie materie, spesso rimandato a Settembre, magari un po' fancazzista ma che, preso il diploma, ha brillantemente intrapreso la carriera universitaria (nel mio caso il mio ex compagno è poi diventato avvocato).

Molti si oppongono al numero chiuso, chiedendo un sistema alla francese con la scrematura dopo il primo anno. Non è difficile trovare condivisibile queste proposte, ma il Ministero risponde che le risorse sono poche e che per offrire un'istruzione di qualità è necessario il numero chiuso. Se questo fosse vero mi aspetterei dei laureati di ottimo livello, ma sappiamo tutti che non è sempre così.
Ci illudiamo da anni ripetendoci che, rispetto ai colleghi americani, i nostri studenti di medicina sono culturalmente più preparati. Vero (forse). Ma è anche vero che negli Stati Uniti si inizia quasi da subito a stare in sala operatoria, cosa che non avviene in Italia. E allora, all'atto pratico, chi è più utile come medico?

No, perché se il Ministero mi dice che l'ortopedico, oltre a risolvermi un problema, deve anche saper citare Omero, Pascoli e Levi allora alzo le mani. Io, personalmente, mi accontenterei di un medico che sappia curare i miei malanni. Poi se è anche premio Nobel per la letteratura buon per lui ma io, sinceramente, me ne frego.

Per esperienza non ho una particolare stima dei medici italiani (mi perdonino gli amici in camice e soprattutto mia moglie): per lavoro sono a contatto con loro quasi ogni giorno ed ho potuto constatare che ignorano troppo spesso i principi base della genetica (quelli che si studiano al liceo, per capirsi), ma faticano anche con altri aspetti molto più "banali" (tipo la capillarità, che se non ricordo male è abbastanza importante per la nostra sopravvivenza...).

Vogliamo parlare dei dermatologi? Parliamone. Li ho frequentati per una dermatite a partire dai 13-14 anni. Arrivato ai 30 non avevo trovato che incompetenti, ognuno in grado di negare le conclusioni del precedente collega, proponendo rimedi che si rivelavano puntualmente errati.
E chi ha risolto il problema? L'unico al quale non avrei dato due soldi, quello che poi mi ha confessato di essersi laureato in clamoroso ritardo e con voti bassi, ma che è stato il solo, in mezzo a tanti presunti luminari, in grado di spiegarmi esattamente come stavano le cose e cosa fare. Di questo lo ringrazio di cuore.

Insomma, davvero non capisco la presenza delle domande di cultura generale, che oltretutto, nella valutazione finale, hanno lo stesso peso di quelle di biologia, chimica, fisica e matematica; quindi, per assurdo, uno studente che sbaglia delle risposte di cultura generale può, a parità di altre condizioni, essere scartato a vantaggio di un altro che, invece, sa tutto di cultura generale ma sbaglia le domande di chimica o biologia.

Altra bella cosa che ho scoperto sul sito www.universita.it è che le domande di cultura generale non sono previste per le prove di ammissione a Scienze Naturali Fisiche e Matematiche. (ma non si chiamava Scienze Matematiche Fisiche e Naturali???). Da biologo allora mi chiedo: siamo ritenuti dall'università italiana studenti di serie B, per i quali non si richiedono gli stessi standard? Oppure si tratta un po' di una incongruenza?

Che casino.

In bocca al lupo a tutti quelli che hanno fatto i test di ammissione ed ai ragazzi che li sosterranno per altre Facoltà in questi giorni e negli anni a venire.
Con la speranza che si trovino davanti delle commissioni serie.
E con la speranza che le parcelle dei medici non prevedano anche un sovrapprezzo per la cultura generale.

Non si sa mai...

2 commenti:

  1. Grande Lello,
    ho sentito anch'io una trasmissione radiofonica sul tema e la cosa che mi ha fatto meravigliare è stato l'intervento di un primario, che nonostante le sue 800 pubblicazioni e doti comprovate, ha provato il test sbagliando 15 risposte (non sarebbe stato ammesso!)...la mia idea è che si potrebbe affrontare la situazione adottando una sistema ibrido che dia la possibilità di:

    1- "chiudere" il numero, perché questo da certezze sulla futura applicabilità del titolo (inutile avere 1000 laureati se i posti saranno 100).
    2- Lasciare una possibilità a tutti e non limitarla a un test che in tre ore ha la pretesa di dire se sei adatto o no.

    A mio avviso la soluzione sta nello spostare il numero chiuso al termine del primo anno! Alla luce dei risultati e delle attitudini dimostrate sarebbe semplice capire chi è idoneo o no.
    Denny

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che il sistema necessita di parecchi ritocchi, perché adesso parliamo del test di ingresso alla Facoltà, ma se passiamo a parlare dei concorsi per l'ammissione alle varie specialità di medicina allora dobbiamo tirar fuori un altro aspetto molto doloroso e cioè i posti magicamente già assegnati prima che il concorso si svolga. E anche qui non ci possono essere dubbi sul fatto che l'accesso non sia garantito ai più meritevoli.
      In Francia questo concorso si svolge a livello nazionale, il ché consente di limitare la possibilità di pilotare i risultati.
      Tutto questo per dire che mi sembra che si stia giocando con il futuro dei ragazzi utilizzando strumenti che non li tutelano perché non sono mirati a capire quali sono le loro conoscenze e le loro capacità...
      Un vero peccato, che concorre a far sì che la gente parta e si diriga verso altri Paesi e senza l'intenzione di tornare indietro.

      E per te sono anche meno potenziali giocatori, vero? :-)

      Un abbraccio Denny, e grazie del commento!

      Lello

      Elimina